Il fischietto sudamericano, di professione infermiere, sta cercando di mettersi alle spalle un passato tutt’altro che lodevole le cui conseguenze sono ancora ben visibili. Un passato all’insegna della dipendenza dalla droga e di una successiva rapina, costatigli un anno e sette mesi di reclusione e la conseguente momentanea interruzione della carriera arbitrale, iniziata nel 2015: "Nel novembre del 2021, a causa della dipendenza dalla droga - ha spiegato da Silva Bandeira, 29 anni, all’agenzia brasiliana EFE - Mi sono rifugiato in quella che mi sembrava essere la soluzione più rapida per i miei problemi, ma sono sprofondato ancora di più. Oggi sono libero, posso vivere in società e mi diverto a fare quello che più mi piace: l’infermiere e l’arbitro“.
Fatto sta che ogni qual volta dirige una partita, da Silva Bandeira deve indossare una cavigliera elettronica, di quelle utilizzate per monitorare gli spostamenti delle persone in libertà vigilata.
Il sogno resta quello di chiunque si avvicini alla carriera arbitrale, affermarsi, diventare internazionale e magari dirigere partite di un Mondiale. Per provare a coronarlo, però, ci sarà ancora da aspettare qualche tempo, quello necessario per mettersi alle spalle i propri errori. A Bandeira è stato infatti tolto il passaporto e non può lasciare la propria città. E quando è chiamato ad arbitrare di notte, ha bisogno di un permesso speciale per ritardare quello che è a tutti gli effetti un “coprifuoco”.
"Oggi sono una persona completamente diversa, che lotta per i propri interessi e si è reintegrato nella società. Il passato non conta più, il mio messaggio è: c'è sempre la possibilità di cambiare e iniziare a vivere correttamente" ha aggiunto Bandeira, che si mantiene attualmente con i soldi guadagnati dalle partite di calcio amatoriale a Natal, dovendo ancora concludere il tirocinio che gli farà conseguire il diploma di tecnico infermieristico.
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