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Richarlison, dal provino con le scarpe in prestito fino all’Everton: “Non potevo fallire. Non avevo i soldi per tornare indietro”

Richarlison (getty images)

L'attaccante brasiliano si racconta a 360°

Redazione ITASportPress

Nel corso di una bella ed interessante intervista rilasciata ai canali ufficiali dell'Everton, l'attaccante brasiliano Richarlison ha raccontato alcuni aspetti inediti della sua vita privata e non. Il giocatore, ora tra i più importanti nel panorama calcistico mondiale, si è soffermato sul primo provino fatto in carriera che gli permise di entrare nel club America Mineiro all'età di 17 anni. Dalle difficoltà economiche passate all'exploit in Europa, fino al grande feeling con "il professore" Carlo Ancelotti.

Richarlison: dal provino fino all'Everton

 Richarlison (getty images)

Parte dal presente l'intervista di Richarlison con un curioso aneddoto relativo al suo feeling con il mister Carlo Ancelotti: "C'era un periodo in cui non stavo segnando e anche se facevo degli assist mi mancava il gol", ha spiegato l'attaccante. "Avevo fatto gol su rigore a settembre contro il Crystal Palace ed ero un po' stizzito dalla situazione. Poi, prima della sfida contro il Leicester ho parlato con Ancelotti e mi ha detto di stare tranquillo perché avrei segnato contro le Foxes. Beh, ho fatto gol. La sua parola è stata... diciamo potente".

Come detto però, a caratterizzare lo stile di Richarlison anche tanto altruismo con diversi assist per i compagni. Una dote che deriva dal suo difficile passato in Brasile. Ecco perché il classe 1997 ricorda sempre con grande piacere e rispetto da dove è partito e il primo provino da non fallire: "Non potevo permettermi il viaggio da Nova Venecia a Belo Horizonte dove avrei dovuto fare il provino per l'America Mineiro. Allora un allenatore delle giovanili, Regis, mi pagò il biglietto. Anche lui non aveva molti soldi quindi avevo solo il ticket di sola andata...".

Oltre ai soldi per andare a sostenere il provino, però, a Richarlison servivano anche le scarpette giuste che, in quel momento, gli furono prestate da un amico: "Ricordo come se fosse ieri, uno era rosa, l'altro blu. Era una cosa abbastanza buffa. Sapevo che l'unico modo per farcela era impressionare tutti".

Per fortuna quell'unico viaggio, nonostante anche le scarpette, si rivelò vincente: "Non potevo fallire e sapevo che avrei avuto successo". Così, dall'America Mineiro ad oggi, Richarlison si affida ai suoi valori per continuare a stupire e fare ciò per cui è nato: giocare a calcio...