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IL RICORDO

Schuster e il rimpianto legato a Beckenbauer: “Quando dissi no al mio idolo”

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L'ex centrocampista di Real Madrid e Barcellona ha raccontato il legame speciale che lo univa al compianto mito del calcio tedesco e mondiale
Redazione ITASportPress

La scomparsa di Franz Beckenbauer ha lasciato un vuoto profondo nel mondo del calcio e in chi ha avuto la possibilità di conoscere da vicino e di lavorare a stretto contatto con una delle leggende senza tempo del calcio mondiale.

Un racconto particolarmente toccante è arrivato da Bernd Schuster. L'ex centrocampista della nazionale tedesca, oltre che di Barcellona e Real Madrid, ha svelato in un'intervista concessa alla 'Bild' il rapporto speciale che lo ha unito a Beckenbauer, suo idolo d'infanzia, ma conosciuto in maniera approfondita solo dopo la fine della carriera.


"Franz è sempre stato il mio idolo fin da piccolo. Da ragazzo tifavo per il Bayern e ho iniziato a giocare a calcio per essere come lui. So che anche lui mi stimava e da Franz ho imparato come muovermi sul campo. La sua eleganza e la sua capacità di leggere le partite sono state uniche. La sua morte mi ha addolorato" le parole di Schuster.

"Purtroppo ho avuto modo di conoscerlo bene solo dopo che ho smesso di giocare - ha aggiunto - Ai Mondiali del 1994 negli Stati Uniti abbiamo lavorato entrambi come commentatori televisivi e siamo diventati amici. Avevamo gusti simili, a tavola e non solo. Come la stessa abitudine di portare scarpe e stivali 'vecchi'".

Il grande rimpianto di Schuster è però quello di non aver mai lavorato al fianco di Beckenbauer sul campo. Del resto quasi tutta la sua carriera si è sviluppata in Spagna e quando Kaiser Franz è diventato ct della Germania Schuster aveva già dato l'addio alla nazionale a causa di incomprensioni con federazione, compagni e l'allora ct Derwall.

Ecco però il retroscena inatteso: "Prima dei Mondiali del 1986 durante una riunione con il suo staff emerse che Beckenbauer voleva riportarmi in nazionale, ma rifiutai perché non ero sicuro di potermi inserire in quel gruppo. Oggi lo vedo come un errore. Avrei dovuto ascoltare Franz, se all'interno della Federazione ci fossero state persone più umane come lo era lui forse sarei anche diventato campione del mondo nel 1990. Franz però non mi ha mai rimproverato per questa decisione".

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