CALCIO SERIE C

Catania, ritorno di finale di Coppa Italia, porte chiuse al Massimino, rispetto ed orgoglio la nostra forza

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Dopo i disordini all'Euganeo il Giudice Sportivo ha comminato la chiusura del Massimino per la gara di ritorno della finale di Coppa Italia contro il Padova il 2 aprile
Redazione ITASportPress

La riflessione del Catania Football Club di non presentare ricorso avverso il provvedimento che dispone la chiusura delle porte al Massimino (e l'ammenda di 10.000 euro) per il ritorno della finalissima di Coppa Italia del 2 aprile nasce probabilmente dal profondo convincimento che la svolta può arrivare con l'esempio.

E' vero che la società ha fatto quanto nei propri poteri e va da sé che se, su 2000 presenti allo stadio Euganeo di Padova, non ci si aspettava che in 25 potessero offrire uno spettacolo deprimente, rovinando una festa che poteva finire sugli annali della società etnea, e che invece è finita sul tavolo del giudice sportivo.


Nel comunicato della società rossazzurra si legge la delusione stretta fra i denti, ma la fierezza di accettare a testa alta la decisione del Giudice Sportivo, orgogliosi del proprio operato, nella totale fiducia alle forze dell'ordine e agli organi di indagine e vigilanza.

Questo il comunicato: "Catania Football Club accetta la sanzione comminata dal Giudice Sportivo in seguito ai disordini registrati allo stadio “Euganeo” e, pertanto, non presenterà ricorso avverso il provvedimento che dispone la chiusura delle porte dello stadio “Angelo Massimino” in occasione della gara Catania-Padova, in programma martedì 2 aprile.

Noi vogliamo ispirare la comunità di Catania e consentirle di essere orgogliosa dei valori del club, che in questo caso incidono profondamente sulla nostra scelta.

Il primo di questi valori è il rispetto che nutriamo per le istituzioni, per le forze dell’ordine che generosamente si prodigano affinché tutti possano partecipare alla festa dello sport, per tutte le persone offese dal teppismo e per i tifosi rossazzurri amareggiati, per le famiglie che vogliono vivere lo stadio con gioia e spensieratezza, per le regole e per il calcio.

Oggi, pur nell’assoluta certezza di aver fatto tutto ciò che può essere richiesto a una società sotto l’aspetto comportamentale e organizzativo, rinunciamo a un nostro diritto per condannare concretamente la violenza, per offrire l’esempio con un segnale forte e chiaro, per dare un motivo d’orgoglio a chi vorrà apprezzare questa scelta etica: con coraggio, andiamo incontro alle conseguenze sportive ed economiche della responsabilità oggettiva configurata dal Giudice Sportivo."

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