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La denuncia di Seedorf: “Gli allenatori di colore non hanno le stesse opportunità degli altri…”

Seedorf (getty images)

Parla l'ex calciatore ora mister

Redazione ITASportPress

Non poteva mancare il parere di un ex del calibro di Clarence Seedorf per commentare il derby odierno tra Milan e Inter. L'ex centrocampista, parlando a La Gazzetta dello Sport, si è soffermato sulla sfida tra le due milanesi ma anche su un tema molto caldo come quello delle pari opportunità nel mondo del pallone.

Seedorf: "Allenatori di colore non hanno stesse opportunità degli altri"

 Seedorf (getty images)

"Essere primi è sempre meglio: sbagli e sei comunque lì, se sei secondo non puoi più sbagliare", ha commentato Seedorf in merito al derby di Milano che vale la prima posizione in campionato. "Entrambe hanno grande fiducia e sono tanto vicine. Milan da scudetto? Il Milan deve sentirsi sempre da scudetto: dev’essere la normalità. Lo dicono anche gli altri campionati: nella Liga comanda l’Atletico, il Leicester sta facendo ancora quest’anno una grande stagione. Come può non essere ambizioso il Milan?".

Tra i protagonisti del derby potrebbero esserci anche Lukaku e Ibrahimovic, colpevoli di un atteggiamento non certo da ricordare in Coppa Italia: "Spero abbiano riflettuto: sono due giganti del calcio, hanno la responsabilità di promuoverlo nel modo migliore".

Infine, un pensiero sul suo ruolo di allenatore e una denuncia a tutti gli effetti riguardo alle possibilità di un mister di colore di allenare in Europa: "Ho giocato 12 anni in Italia: dopo il Milan, pur avendo fatto un ottimo lavoro, zero chiamate. L’Olanda è il mio Paese: zero chiamate. Quali sono i criteri di scelta? Perché grandi campioni non hanno chance in Europa dove hanno scritto pagine di storia del calcio? Perché Vieira deve andare a New York, Henry in Canada? Per gli allenatori non ci sono pari opportunità: se guardiamo i numeri, non ci sono persone di colore nelle posizioni di maggior potere nel calcio. Ma è un discorso generale, riguarda l’intera società: tutti, in particolare chi può cambiare le cose, devono sentire la responsabilità di creare un mondo meritocratico, di tenere aperte tutte le porte se si ambisce all’eccellenza. Perché i migliori risultati possono venire proprio dalla diversità".

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