CALCIO

La graticola dell’arbitro, da Manzano a Di Bello passando per la Champions, in campo anche le mogli

Marco Di Bello
In un post su Instagram la moglie di Di Bello stigmatizza la crudeltà mediatica e social senza precedenti che ha colpito l'arbitro a seguito di Lazio-Milan
Redazione ITASportPress

Più che allenatori e giocatori i protagonisti dei dibattiti dell'ultimo week-end calcistico sono stati i signori in divisa: i direttori di gara, tanto in Spagna quanto in Italia. Al momento è Gil Manzano a monopolizzare l'attenzione in Spagna dopo la gestione degli ultimi "secondi" nell'ultima partita di Valencia-Real Madrid. In Italia l'imputato del giorno è Marco di Bello, che mercoledì sarà il quarto uomo nel match di ritorno degli ottavi di Champions League Madrid vs. Lipsia.

Per la seconda volta in stagione, l'arbitro brindisino rischia una sanzione, stavolta a seguito della tripla espulsione in Lazio-Milan, conclusasi 0-1. Piove sul bagnato. Già ad agosto, a stagione appena aperta, Di Bello fu al centro della polemica arbitrale italiana per quel Juventus-Bologna in cui non fischiò un clamoroso rigore in favore del Bologna, strafalcione che lo tenne in 'frigorifero' per 36 giorni, fino al 2 ottobre.


A dispetto della legittima stima della sezione AIA di Brindisi, che una settimana fa ha pubblicizzato un corso gratuito per diventare arbitro con testimonial proprio Marco Di Bello (con la scritta VUOI ESSERE TU IL MIGLIORE IN CAMPO ?....ma erano tempi poco sospetti), ai fatti di Roma è seguita una valanga di attacchi mediatici e social, tanto che la moglie dell'arbitro, Carla Faggiano, ha rintuzzato con un post su Instagram per raccontare lo choc del momento che sta vivendo la famiglia.

Queste le sue parole: "Non è facile rimanere equilibrati e composti ma devo esserlo per non lasciarmi trascinare e inghiottire da questa tempesta di odio. Non voglio parlare di arbitraggio, però non posso parlare di sport perché non è più uno sport: nello sport non c'è spazio per l'odio e la violenza. Tuttavia sono ormai due giorni, e chissà quanti altri ne seguiranno, che su un UOMO si stanno riversando i mali e le ostilità più indicibili.

Si tratta di una crudeltà mediatica e social senza precedenti. Viviamo in un’epoca storica in cui la violenza e gli abusi vengono condannati e allontanati, ma nonostante ciò siamo capaci di odiare, denigrare, offendere, maltrattare e insultare il prossimo.

Non sono qui per difendere Marco, perché è capace di farlo da solo. Sono qui per ricordare che dietro una divisa, fuori dal campo, lontano dalle telecamere, c'è un uomo. Ci sono sacrifici, impegno, dedizione, rassegnazioni, sogni, successi e sconfitte. C'è Marco Di Bello, c'è la sua forza, la sua dignità e molto altro che niente e nessuno potrà mai cancellare."

 

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