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Lukaku: “Mourinho mi ha insegnato tanto. In Italia conta solo vincere. All’Inter c’è bisogno di leader, per questo motivo…”

Lukaku (getty images)

Parla il bomber belga dei nerazzurri

Redazione ITASportPress

Romelu Lukaku ha rilasciato un'interessante intervista via Zoom ai colleghi in Belgio di Knack, che hanno pubblicato in queste ore le dichiarazioni del bomber dell'Inter. Il centravanti belga ha avuto modo di parlare sia dell'esperienza in Italia sia della sua crescita nel corso degli anni.

Lukaku: dalla Premier League alla Serie A

 Lukaku Lautaro Martinez, getty images

"Record di gol col Belgio? Non penso ai numeri, diciamo che il mio vantaggio in tal senso è che sono diventato un professionista in giovane età. Nonostante i miei primi anni difficili con i Red Devils, ero sicuro al cento per cento che un giorno sarei diventato il capocannoniere di tutti i tempi, anche perché sono stato circondato dai migliori giocatori della storia della nazionale. E poi è chiaro che se vai in campo da 11 anni pensi a battere qualche record", ha spiegato Lukaku.

Passando dalla Nazionale ai club: "Quando vado in campo voglio vincere. In Italia conta solo questo. Tutto è fatto per cercare di vincere. C'è un'enorme differenza rispetto all'approccio calcistico in Inghilterra, quindi mi concentro su ciò che mi viene chiesto qui. Tatticamente non posso sbagliare dove devo stare o la direzione in cui andare. Mai". "A me piaceva il calcio verticale perché sono rapido e posso dribblare facilmente un avversario diretto. Andare sul sinistro ma anche sul destro. Ma in Nazionale ho modificato un po' il mio stile. Il ct Martinez ha fatto tutto il possibile per farmi sentire più a mio agio con le spalle alla porta, sia con la nazionale sia ai tempi dell'Everton di allora. A 20 anni avevo ancora molto da imparare, ma presto ho capito che se mi fossi allenato su quell'aspetto avrei potuto fare quello che volevo in una partita".

E poi sull'Inter: "Prima di arrivare qui ho guardato alcune partite dell'Inter e a volte ho visto Lautaro Martinez giocare solo davanti. Ho sentito subito che avrebbe potuto fare un salto in avanti se ci avessero messo insieme. A volte tocca a lui segnare e altre volte a me. Se si capisce questo il feeling andrà sempre bene. All'Inter sono consapevole della responsabilità che ho, quindi non ho il diritto di abbassare le braccia. Se abbasso le braccia, ha immediatamente un impatto negativo sul gruppo. C'è bisogno di leader in campo come me, come Arturo Vidal, Nicolo Barella o Alexis Sanchez. Solo con un tale atteggiamento puoi trasformare mentalmente la squadra e ribaltare una partita".

Infine un pensiero sulla sua crescita, dovuta anche a un ex Inter: "Mourinho mi ha insegnato a lavorare meglio con il collettivo, sia in termini di pressing che per posizionarmi meglio in campo. Guarda cosa sta facendo con Harry Kane adesso. Io nei primi cinque al mondo? Negli ultimi cinque mesi, sì. Non voglio dare posizioni da uno a cinque, ma ne faccio parte".

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