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IL CASO

Mancini d’Arabia spacca l’Italia: Berruto attacca, Di Francesco giustifica

Italia Mancini
Roberto Mancini è il nuovo ct dell'Arabia Saudita, due settimane dopo le dimissioni dalla panchina dell'Italia. "Tradimento" o scelta di un professionista? Il dibattito si scatena
Redazione ITASportPress

Esattamente due settimane dopo le improvvise dimissioni da ct della nazionale italiana, Roberto Mancini ha scelto di ripartire dall'ArabiaSaudita. Il tecnico campione d'Europa nel 2021 guiderà I Figli del Deserto fino al Mondiale 2026 e va da sé che la tempistica piuttosto stretta tra i due eventi abbia scatenato il dibattito all'interno dell'opinione pubblica sportiva italiana.

Domenica sera Fabio Caressa non ha lesinato critiche a Mancini durante 'Sky Calcio Club', ma a prendere posizione sono stati anche due colleghi, seppur "particolari", di Mancini.


Mauro Berruto è stato il ct della nazionale italiana di pallavolo tra il 2010 e il 2015, per poi abbandonare lo sport e tuffarsi in politica, e non ha usato giri di parole per stroncare la condotta di Mancini attraverso un lungo post sul proprio profilo Instagram: "Ciascuno di noi è padrone del proprio destino, così come ciascuno di noi, addetti ai lavori o tifosi, deve poter essere libero di chiamare questa decisione nel modo che ritiene più opportuno. Per me, per esempio, si chiama vilipendio alla maglia azzurra" le parole usate dal tecnico torinese.

"Ci ho dovuto pensare un po' su, non credo di aver ancora messo a fuoco bene le mie sensazioni - spiega Berruto - Forse perché non posso essere obiettivo, perché per tanti anni una Squadra Nazionale l'ho allenata anche io. Prima ho sognato di farlo, poi ho lavorato per anni in ruoli di staff, infine ho avuto in sorte il privilegio di fare il CT e portare la Squadra Nazionale del mio Paese ai Giochi Olimpici. Anche nel mio caso quella irripetibile storia finì con delle dimissioni, il 29 luglio 2015 (...) Rassegnai le dimissioni spiegando il perché, con una lettera dove scrivevo che ritenevo (e ancora ritengo) alcuni valori non negoziabili: il rispetto delle regole e della maglia azzurra. Lasciai la Nazionale e anche la pallavolo, perché sapevo che non sarebbe stato possibile, con qualsiasi altra esperienza pallavolistica, avvicinarsi neanche lontanamente a quello che la maglia azzurra mi aveva dato e che ha rappresentato la più incredibile delle mie esperienze (...) Commentare le dimissioni del CT della nazionale di calcio, nove giorni dopo essere stato incaricato della direzione tecnica delle nazionali giovanili e, 20 giorni più tardi, presentarsi come nuovo CT di una nazionale senza storia calcistica a fronte di un contratto imbarazzante per quantità di denaro è una scelta legittima. Ci mancherebbe. Forse semplicemente sbagliavo. Forse tutto, davvero tutto, è negoziabile. O forse no".

Più conciliante l'opinione di Eusebio Di Francesco, che si è pronunciato a riguardo intervenendo a 'Radio Anch'io lo Sport' su Radio Uno: "Conosco Roberto, ma non abbastanza per poter capire e comunque non è giusto che io lo giudichi - ha dichiarato l'allenatore del Frosinone - Siamo dei professionisti, ognuno agisce a proprio modo. Ha fatto una scelta e l'Italia ha preso comunque un grandissimo allenatore come Spalletti, il miglior interprete del calcio in Italia negli ultimi due anni".

"Gli arabi offrono tanti soldi, ma il mercato è drogato e questo vale anche per la Premier - la conclusione - Se un club di quel campionato vuole andare su un giocatore di quello italiano, noi abbiamo perso in partenza".

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