Appassionato di vini come Spalletti, paragona la Nazionale che sta nascendo ad un Brunello (“perché dobbiamo essere eleganti e avere un bel carattere”) senza però rinnegare il Ct che lo ha fatto esordire: “Non posso che ringraziare Mancini, è stato tra i primi a credere in me quando giocavo al Cagliari. Aver vinto l’Europeo ci legherà per sempre. Ora ci aspetta un nuovo inizio, con un allenatore altrettanto bravo ma con idee diverse. Sicuramente ci sarà bisogno di tempo, ma già in questi giorni ho visto grande disponibilità da parte di tutti. Cercheremo di fare il meglio da subito perché ci servono due vittorie".
Protagonista di una stagione da top player, che lo ha visto raggiungere la finale di Champions League con l’Inter, il centrocampista nerazzurro è l’unico italiano ad essere stato inserito ieri nella lista dei 30 candidati al Pallone d’oro: “Ringrazio i miei compagni dell’Inter perché l’anno scorso è stata una bellissima stagione, anche se non siamo riusciti a vincere la Champions. Il fatto di essere entrato in questa lista lo deve a loro e al mister. Ci sono tanti giocatori italiani, anche qui in Nazionale, che probabilmente meritavano di esserci, io sono orgoglioso di rappresentare l’Italia in questa lista”.
Sabato ritroverà la Nord Macedonia, che rievoca il ricordo più amaro della sua storia in azzurro. Nicolò era in campo il 24 marzo 2022, quando il gol allo scadere di Trajkovski sancì la mancata qualificazione al Mondiale in Qatar: “A Palermo ho sentito troppo il peso di quella partita, tutti noi pensavamo di non meritare di essere lì e quello ci ha condizionato tanto. Probabilmente ci fu troppa frenesia, volevamo chiudere subito la gara sapendo che tre giorni dopo ne avremmo dovuto giocare un’altra. Ci sono tanti fattori che ci hanno condizionato e fatto perdere lucidità”.
L’esperienza maturata nell’ultima stagione in Europa potrebbe rivelarsi molto preziosa anche in Nazionale: “Giocare contro le squadre più forti del mondo aiuta a migliorare in tutti i campi, ti permette anche di prendere qualcosa dagli avversari. Se c’è una cosa che devo ancora migliorare è un lato del mio carattere troppo impulsivo che ogni tanto esce. Continuerò a fare il mio calcio fatto di inserimenti, di grinta, sapendo che devo provare a segnare qualche gol in più”. Ai tempi della Roma sia Perrotta sia Nainggolan trovarono tanti benefici dalla ‘cura’ Spalletti, arrivando sempre più spesso alla conclusione e trasformandosi in veri e propri attaccanti aggiunti: “Con Inzaghi sono diventato più incursore, se il mister mi chiederà questo e mi farà migliorare sarò felice di aiutarlo”.
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