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Promesse non mantenute: calciatori e aspettative

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L'analisi di campioni e meteore

Redazione ITASportPress

calcio pallone

Nel mondo del pallone le previsioni e i pronostici giocano un ruolo fondamentale, quando i fan di questo sport pensano a questi due elementi sicuramente li collegheranno con le scommesse online nel calcio, ma le previsioni trovano spazio nei più disparati contesti: dagli approcci tattici a una partita, con ogni allenatore che allestirà la sua squadra sulla base di quella che prevede essere la strategia dell’avversario, ai movimenti di calciomercato, compiuti in prospettiva al fine di gestire in maniera oculata le risorse a disposizione. Previsioni che, per loro natura, non sono certe: uno dei contesti dove più spesso di assiste alla mancata realizzazione di una prospettiva sono le carriere dei calciatori.

Uno storico settimanale calcistico spagnolo, Don Balón, sulle previsioni aveva basato un appuntamento fisso: annualmente stilava la lista dei cento calciatori con le migliori prospettive di carriera. Oltre alle conferme, non sono mancate cantonate: per esempio nel 2001, quando l’allora semi sconosciuto Kakà finì nella lista per un pelo, al 94esimo posto. Ciò che più colpisce, comunque, è il percorso opposto: quando calciatori ricevono l’etichetta di predestinati, salvo poi essere protagonisti di una carriera con più ombre che luci. Promesse mancate che, per i più diversi motivi, non si sono rivelate in grado di confermare le aspettative che su di loro pendevano: tra rimpianto e ineluttabilità, il pianeta calcio ha visto passare dozzine di queste meteore.

In Italia non si può che pensare a Mario Balotelli: impossibile dimenticare la semifinale di Euro 2012, quando con una memorabile doppietta l’attaccante regalò all’Italia la finale. A quel punto Balotelli vantava già una carriera di tutto rispetto: fino al 2010 era stato all’Inter, vincendo il triplete, per passare poi al Manchester City allenato da Roberto Mancini, vincendo la Premier League pochi mesi prima del torneo europeo. A posteriori, il 2012 si è rivelato uno degli ultimi anni di grazia per Balotelli: al carattere, da sempre poco incline ai compromessi, sono state imputate le maggiori responsabilità per l’involuzione dell’attaccante, che dal 2013 è passato per numerose squadre, italiane e non, senza mai trovare la sua dimensione, finendo oggi per giocare in Svizzera dopo essere passato addirittura per la Serie B.

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Di sapore diverso, invece, la parabola di Adriano: l’attaccante brasiliano ha legato il proprio nome all’Inter, dove si mise in luce a metà anni 2000 come una punta futuristica. Fisico da centravanti con una tecnica da seconda punta, ma soprattutto un sinistro violento e preciso: il suo primo gol in nerazzurro fu durante un’amichevole nel 2001, con una punizione calciata a 178 km/h.Nel 2004, tuttavia, la morte del padre diventò uno spartiacque nella carriera del brasiliano: ritardi agli allenamenti, notti brave e la perdita della forma fisica cominciarono ad apparire a pochi mesi dalla scomparsa del genitore. Dopo l’Inter, e una parentesi dimenticabile con la Roma, per Adriano solo esperienze con squadre carioca, smettendo di giocare nel 2016 a 34 anni.

Vale poi la pena ricordare Bojan Krkić, uno dei giovani di maggior prospetto usciti dal prolifico vivaio del Barcellona. Classe 1990, nacque dopo l’ultima stagione da calciatore del padre, giocata in Catalogna: aggregato alla cantera blaugrana nel 1999, fin dai primi passi nel Barcellona si sprecarono i paragoni con Leo Messi. Anche Bojan, infatti, si mise in luce per le giocate da seconda punta e la velocità, che lo portarono a rappresentare uno dei migliori prospetti della squadra fino al 2011; dopo di allora, tuttavia, lo spagnolo è praticamente scomparso dai radar. Fugaci apparizioni in Italia, con Roma e Milan, non hanno lasciato il segno; il successivo passaggio allo Stoke City, nel 2014, è stato intervallato da alcuni prestiti, e ha preceduto i tentativi canadesi, con il Montréal Impact nel 2019, e giapponesi, con il Vissel Kōbe nel 2021. Attualmente svincolato, rimane evocativo il tentativo di rimanere nel calcio internazionale. Nonostante la trafila nelle giovanili spagnole, vantava un’unica presenza in nazionale maggiore, nel 2008. Ormai fuori dal giro dei convocati, decise nel 2016 di giocare per la nazionale serba, nazione del padre, obbligando la FIFA a impedirne la scelta in quanto già schierato dalla nazionale spagnola. Una carriera decisamente in calando per uno dei più promettenti calciatori del recente passato.

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