Ha avuto Allegri al Cagliari: come si spiega le tante difficoltà che ha riscontrato in bianconero nella stagione corrente?
“Ho sentito dirgli che avrebbe sfidato chiunque a trovarsi in questa stagione al suo posto. Secondo me ha ragione. Tutto quello che è capitato intorno alla società ha influito psicologicamente sulla squadra. Non si poteva fare meglio di così in quelle condizioni”.
La proposta di gioco della sua Juve non è stata tuttavia decisamente esaltante…
“Credo che il mister abbia le spalle larghe abbastanza per difendersi dalle critiche da solo. Cosa vuol dire giocare bene o male? Affronti le partite in base agli avversari che ti trovi davanti. A volte conviene, tatticamente, difendersi e basta”.
Al Cagliari eravate più offensivi. Per quali ragioni ha cambiato la sua mentalità nel tempo, ergendosi a paladino del “risultatismo”?
“Sono passati più di dieci anni, il calcio è diverso. Non si possono fare paragoni. Noi eravamo un gruppo di giovani spensierati, non avevamo obiettivi o pressioni. Logico che, quando passi al Milan o alla Juve, le cose cambiano”.
Ha cominciato la sua carriera con l’Inter: cosa si aspetta dall’imminente finale di Champions?
“Io ho sempre sostenuto Simone (Inzaghi ndr), uno degli allenatori più sottovalutati in assoluto. La sua Inter esprime un gioco esaltante e meritano la finale a cui si sono qualificati. Mi auguro la vincano: sarebbe il coronamento di un percorso perfetto”.
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