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Serie A

Marotta: “Leao fu vicino all’Inter, poi scelte diverse. Per l’Euroderby…”

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Le parole dell'ad nerazzurro questo pomeriggio
Redazione ITASportPress

“Il calcio è adrenalina, è emozione. Sono fortunato a lavorare in questo ambito.” L’AD dell’Inter Beppe Marotta è tra i protagonisti del secondo giorno della Milano Football Week, la manifestazione organizzata da La Gazzetta dello Sport, con il patrocinio del Comune di Milano, in programma dal 12 al 14 maggio a Milano. Un evento unico dedicato allo sport più amato al mondo, che coinvolgerà tifosi e appassionati.  

Come si sta dopo il derby di andata? “Mediamente bene: siamo avvantaggiati, ma dobbiamo essere umili, motivati, convinti di raggiungere qualcosa di importante. Non dobbiamo cullarci però. La prestazione ha convinto tutti, un ottimo presupposto in vista del ritorno.” C’è stata pressione in questi giorni? “E’ evidente che l’adrenalina e il cuore battono più forte. La pressione è tanta.

Se si arrivasse in finale, quanti sarebbero i meriti dell’allenatore? “Tantissimi, nonostante i momenti difficili e le forte critiche, forse esagerate, ricevute. Tengo a sottolineare la forza e la valenza di tutte le componenti della società per arrivare a giocarci la finale.” E sul rendimento in campionato altalenante. “E’ una stagione atipica questa, difficile da gestire, con i Mondiali in mezzo. Stiamo studiando in che modo questo abbia inciso e generato difficoltà psicofisiche nei giocatori.”

Un bilancio. “Oggi siamo protagonisti in 2 competizioni su 3, in campionato un po’ meno. E’ evidente che bisogna valutare questa stagione in modo positivo. Quando abbiamo perso dei punti per strada con suqadre inferiori qualcosa sicuramente non ha funzionato, ma le responsabilità vanno suddivise tra tutti, staff e società. Il mio ruolo è quello di mettere pressione: siamo l’Inter.”

Il punto di svolta di questa Inter. “Dalla Champions, dopo aver superato il turno contro il Porto: li abbiamo ritrovato l’autostima e le motivazioni giuste per ritrovare continuità. Abbiamo uan rosa forte, abbiamo affrontato squadre forti e abbiamo meritato di vincere le ultime partite.” 

Il ritorno di Champions contro il Milan e la presenza di Leao in campo. “Credo che la forza di una squadra non sia rappresentata dal singolo atleta, ma dall’insieme.” Quindi un’indiscrezione: “Leao fu vicino all’Inter, poi le scelte sono state diverse.” Questione Skriniar: “C’è stata tanta amarezza, ma preferisco parlarne a fine stagione.”

I derby storici a cui è più legato. “Il mio primo derby fu nel 1970-71 un Milan-Inter. Quella squadra vinse lo scudetto a fine campionato, ma era dietro in classifica di 6 punti. L’Inter vinse 2-0 con gol di Corso e Mazzola.” “Il derby è un’emozione, uno spot per la città, e si vivono in modo diverso: quello di Genova è il più romantico, quello di Milano è il più maestoso.”

I titolari come Onana, Acerbi, Mkhitarian, Dzeko, Calhanoglu presi a pochi soldi. “Queste operazioni sono il frutto di un team di lavoro importante. Il nostro è un modello, dove non si improvvisa perché ci sono persone competenti con alle spalle una società forte. Volevamo ottenere risultati a breve e ci siamo riusciti. Sono tutti giocatori bravi, ma Onana è quello che ha sorpreso di più rispetto agli altri già affermati.” 

Lo zoccolo d’uro italiano in squadra. “E’ fondamentale, ce lo hanno tutti i grandi club come Real, Barcellona, Bayern Monaco, che rappresentano la nazione o addirittura una regione. Ciò aiuta a capire cosa significa essere Inter, cosa significa giocare contro squadre di provincia.”

Lautaro Martinez. “E’ un bravissimo calciatore, un uomo che sta crescendo con dei valori. Ci sono le premesse affinché diventi il capitano del futuro”. Lukaku tornerà all’Inter il prossimo anno dopo la fine del prestito? “Anche per lui è stata una stagione anomala, è stato alle prese con un infortunio difficile da smaltire e ne ha risentito.  Dipenderà dalle intenzioni del Chelsea e da chi lo allenerà. Con noi Lukaku si è integrato molto bene, è un trascinatore. Averlo sarebbe una cosa positiva”. E Dybala? “Ai tempi della Juventus lo prendemmo dal Palermo quando era un ragazzino. Mi lega a lui un rapporto d’affetto: poi nella valutazione subentra la razionalità, il fatto che esistano variabili tecniche e tattiche. Di conseguenza, credo che abbia fatto bene ad andare alla Roma.”

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