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IL PRESIDENTE

Sampdoria, Lanna: “Sono distrutto. Garrone può essere il salvagente”

Sampdoria Lanna
Il commento del presidente dopo la retrocessione in B e le aspettative per il futuro della società blucerchiata.
Redazione ITASportPress

La Sampdoriasi è arresa al verdetto del campo che, dopo la sconfitta contro l'Udinese, ha detto che il club blucerchiato è matematicamente retrocesso in Serie B. Qualcosa di prevedibile vista la stagione negativa vissuta, sul terreno di gioco ma anche fuori a livello societario. A fare il punto del momento è stato il presidente Marco Lanna e Repubblica.

"Io non sono solo il presidente o un ex calciatore. Io sono un tifoso. Fossi libero di scegliere, andrei nella Sud, anche se dalla tribuna si vede meglio. Come sto? Distrutto, frastornato, oltre che tremendamente dispiaciuto per la nostra gente, che non ha mai smesso di cantare nemmeno a Udine, che ci ha sostenuto tutto l’anno, che non ci ha mai contestato", ha detto il numero uno blucerciato. "Oggi pensavo a Paolo Mantovani e alla sua famosa frase sui sostenitori: fino a quando canteranno, la Sampdoria non avrà mai problemi. Quante ragioni aveva. Dato il momento, aggiungo: sopravviverà a tutto. Ecco, lo scriva. Per il futuro sono preoccupato, ma una certezza c’è: con tifosi così, questo club non morirà mai".

Sulla retrocessione: "Cosa vuole che le dica? Era annunciata in un certo senso, eppure non ci si abitua mai. E’ come la morte, non si è mai preparati. E questa è una sorte di morte sportiva, anche se le attenuanti sono tante e le difficili condizioni in cui si è lavorato sono sotto gli occhi di tutti. La retrocessione è un gigantesco pugno nello stomaco. Un macigno sul cuore, un peso che mi porterò dentro per tutta la vita".

Non manca una riflessione a livello personale. Senza giri di parole Lanna ammette: "Intanto sono il presidente della retrocessione, purtroppo è così. Come persona non amo prendermi meriti, sono sempre molto critico con me stesso. Forse si poteva fare di più e meglio, è tutto il giorno che ci penso. Certo, un po’ di entusiasmo si è ricreato, ce n’era bisogno, se non altro questo mi consola. Diventato presidente ho pensato: quanti passaggi in macchina da calciatore ho dato ai tifosi, prendendoli a Bogliasco e portandoli in centro? Ecco, per me la Sampdoria deve essere questa, non un fortino, un bunker, ma una città aperta. E attenzione, lo dico ora che siamo in serie B e temiamo una sorte ancora peggiore: questa società così ha potenzialità enormi, con la sua maglia, i suoi colori, il brand, il suo nome conosciuto all’estero, la sua storia, ma anche la sua atmosfera famigliare. Sospiro dicendolo: se qualcuno ci credesse, in pochi anni questo club può diventare un gioiellino [...]".

E ancora: "Il destino dipende da altri. Noi abbiamo apparecchiato la tavola, ora però qualcuno deve venire a mangiare". "Garrone? Mi perdoni, se lo cito, ma pensarlo è inevitabile: comunque la si giri, il salvagente più sicuro resta Garrone con la sua famiglia. E’ legato alla Samp e può ancora uscirne alla grande, da solo o con qualcuno. Un salvatore da ringraziare. Un rimpianto? Prendetemi per pazzo, ma questa squadra non era così modesta. Ci ha girato anche tutto contro, arbitri compresi. Avessimo battuto la Cremonese, ce la saremmo giocata sino alla fine".

Non manca un passaggio anche su mister Stankovic: "Non cambio idea, diventerà un grande allenatore. Ha lavorato in condizioni impossibili, eppure per qualche mese abbiamo affrontato molte squadre alla pari. Tutti sbagliamo, ma ha dato il massimo. Come quasi tutti i giocatori".

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