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Serie D

Trapani, Antonini: “Porterò il club in Serie A. Ecco quanto ho stanziato. Maradona…”

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Il presidente spiega il progetto a Repubblica
Redazione ITASportPress

Il Trapani è da qualche mese nelle mani di Valerio Antonini, 48 anni, romano, uno dei più importanti manager al mondo del commercio del grano. Il presidente vuole ricostruire il club caduto in Serie D dopo tanti anni tra i professionisti e al quotidiano Repubblica spiega il suo progetto che mira in alto. In quattro mesi a suon di milioni è riuscito a rivoltare una città, ad acquistare la squadra di calcio, comprare il titolo e trasferire una di basket, ristrutturare lo stadio.

IL PROGETTO Antonini spiega il suo progetto: “Una città come Trapani ha tutto: ha mare, montagna, natura, storia. Quello che manca a Trapani sono gli investimenti. Sono certo che tra qualche anno chi osserverà crescere l’indotto della città intorno a due realtà sportive vedrà in Trapani quello che vedo io.  A vederla da fuori, la gente si chiederà cosa sono venuto a fare a Trapani e io rispondo che qui vedo una luce, vedo grandi potenzialità». Antonini spiega dove vuole portare i club:  «Serie A. Il mio è un progetto chiaro. Voglio due squadre nella massima categoria. Quando avrò realizzato questo, insieme allo stadio nuovo che aprirò anche in estate per i concerti, e a una nuova cittadella dello sport, tutto avrà un valore tra le settanta-ottanta volte superiore a quello che è stato l’investimento».


MARADONA A Repubblica Antonini spiega da dove arrivano i suoi soldi e una amicizia con Diego Maradona: «A Londra, la Quanton, la mia società ha chiuso l’anno con un fatturato di 230 milioni di sterline. Abbiamo una liquidità in eccedenza di 80 milioni. Nei prossimi cinque anni, per il calcio e il basket a Trapani, abbiamo stanziato 25 milioni sia per il progetto sportivo che per gli impianti». Poi su Maradona: «Ho chiamato mio figlio Diego Armando. Diego è stato la svolta. Ha creduto in me e mi ha aperto la porta di un mondo che nemmeno immaginavo esistesse. Gli proposi di diventare, insieme a me, il mediatore del gruppo Casillo per il grano nell’America latina e grazie a lui sono diventato uno dei più importanti venditori di grano del mondo. Con lui ho conosciuto i presidenti latino americani legati a un mondo di sinistra anti americano. Ho vissuto la Cuba di Fidel Castro, il Venezuela di Chavez e Maduro, il Nicaragua di Ortega, l’Ecuador di Correa. Gente che si sedeva con me perché c’era Maradona. Con lui ho visto più di tremila partite. La finale dei Mondiali in Brasile e quella a Mosca ospiti per una settimana di Putin». 

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