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L'intervista

Zenga: “Quattro portieri italiani top. Tra Onana e Maignan dico…”

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Walter Zenga, protagonista del secondo giorno della Milano Football Week
Redazione ITASportPress

“Un grandissimo portiere, che oltre ad essere stato per 3 anni di fila il portiere più forte al mondo ha saputo conquistare il cuore della gente”. Così il giornalista Nicola Cecere introduce Walter Zenga, protagonista del secondo giorno della Milano Football Week, la manifestazione organizzata da La Gazzetta dello Sport, con il patrocinio del Comune di Milano, in programma dal 12 al 14 maggio a Milano. Un evento unico dedicato allo sport più amato al mondo, che coinvolgerà tifosi e appassionati.

Il soprannome “Uomo Ragno”. “Gianni Brera mi chiamava ‘Deltaplano’. Il soprannome “uomo ragno” nasce dalla mia esclusione in nazionale: quando mi chiesero dell’esclusione canticchiai la celebre canzone di Ma Pezzali ‘Hanno ucciso l’uomo ragno’. Non siamo mai riusciti a cantarla insieme sul palco.”

L’euroderby. “Primo round molto bello. Mi chiedo come prepareranno il ritorno i due allenatori. Quando ho vinto la Coppa Uefa con l’Inter perdemmo 2-0 in trasferta in Germania, al ritorno entrammo in campo con una grande determinazione che ci permise di rimontare. Un eventuale gol diventerà fondamentale per l’Inter, come fu al ritorno dei quarti contro il Benfica.”

I portieri stranieri in Italia. “Di portieri italiani ce ne sono tanti bravi: Donnarumma, Vicario, Carnesecchi, Meret. I problemi per la Nazionale italiana non sono in porta, ma in attacco” Chi preferisce tra Maignan e Onana? “Sono entrambi forti con i piedi, e non hanno patito il salto in una grande squadra come Milan e Inter.”

La personalità del portiere. “Non mi piace dei portieri di oggi che sembrano tutti degli evidenziatori con questi colori sgargianti sulle maglie. Scherzi a parte, un allenatore valuta personalità e carattere di un giocatore, a prescindere dal ruolo. Oggi nell’Inter due Come Mkhitarian e Darmian hanno aiutato l’Inter ad essere una suqadra top attraverso la loro serietà e professionalità, alla pari della personalità di Onana.”

Il primo derby di Zenga. “I derby rappresentano una storia lunghissima per me, che mi portano alla mia infanzia. Nei derby non ho mai avuto nemici, ma solo avversari da rispettare che poi ritrovavo come compagni in Nazionale.” Il derby più bello? “Di ogni partita, sia vinta sia persa, porto sempre qualcosa come ricordo. Se non sei bravo a convivere con le cose brutte che ti succedono non puoi gioiere di quelle belle. Ho vinto tanti derby e ne ho persi tanti, ma quando perdevo la coesione, l’essere squadra, andava oltre la sconfitta. Il derby è la partita che tutti vorrebbero giocare”.

Il dualismo con Stefano Tacconi. “Io e lui, con il nostro modo di essere, la nostra guasconeria, siamo riusciti a portare il livello del portiere italiano’post-Zoff’ a grandissimi livelli.”

Il ricordo di Mihajlovic e Vialli. “Quando hai amici veri, anche se non li vedi sempre, che se ne vanno nel giro di poco tempo, ti fa male. Con Luca e Sinisa sono andati via due amici veri, che avevano sempre un sorriso per me, nonostante i loro problemi. Ogni volta che vedo le loro immagini sui social vado avanti, mi fa male rivederli. Ho ancora i loro numeri di telefono in rubrica: non li cancellerò mai.”

Il giro del mondo. “In America fui accolto benissimo, come un vip-player. Anche a quell’epoca c’erano già dei grandi giocatori nell MLS. E’ stata un’esperienza fantastica. Budapest è stata una tappa fantastica, poi sono andato a Belgrado: sono stato il primo allenatore straniero nell’est europeo, dove c’è un radicato senso di appartenenza. I risultati ottenuti in queste due squadre oggi avrebbero avuto una risonanza superiore.”

Dopo l’espeerienza siciliana tra Catania e Palermo, il trasferimento in Arabia Saudita. “In due anni e mezzo abbiamo fatto belle cose: è stata un’esperienza fantastica. Quello saudita è un movimento calcistico in ascesa: hanno progetti e motivazioni forti, vogliono crescere. Hanno già cambiato il mdo di vivere, si stanno europeizzando. Occorrerà guardarli con rispetto e ammirazione per quello che stanno facendo.”

Un futuro in panchina all’Inter? “Ho un grande rispetto per Simone Inzaghi: all’inizio della mia carriera dissi che è il mio sogno era quello di allenare l’Inter. La mia grande vittoria oggi è il fatto che la gente mi vuole ancora bene, mi ferma e mi saluta: è una cosa molto più importante dei trofei che ho vinto.”

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