Lucarelli non solo ha ripiegato sul concetto di manager all’inglese ma addirittura quella soglia l'ha superata nettamente. Nella sua precedente avventura alle pendici dell’Etna ha spostato rapidamente il suo raggio d’azione, ampliandolo, rendendolo sintesi di una sorta di paradosso che probabilmente oggi non ha eguali nel calcio professionistico italiano. Condurrà trattative di mercato in prima persona, continuerà a fare appelli alla piazza, chiederà scusa ai tifosi quando sarà il momento di farlo. Incasserà e sferrerà colpi. Non si è mai sottratto, Lucarelli. Sa anche alzare lo scudo per evitare di esporre la squadra e il club alle critiche. Sa come narcotizzare il dibattito, parlando di necessaria pazienza, di calciatori in ritardo di condizione, di arbitraggi sfavorevoli, di presidenti impertinenti, di un terreno di gioco impraticabile, di un vento fuoriclasse capace di far gol, di distrazioni esterne, di peso della maglia. Sa come respingere le frecce che arrivano da ogni direzione in questo momento in cui la barca Catania sembra destinata a sbattere sugli scogli. Cristiano è rosso sovietico dentro ma a Catania è rossoazzurro fino alla testa. Questo basta per far capire chi è il capopopolo sotto il vulcano.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo del calcio senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Itasportpress per scoprire tutte le news di giornata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA