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Mondo rossazzurro

Catania in A, Pulvirenti: “Notte bestiale 17 anni fa a S. Cristoforo. De Zerbi poi…”

Abbraccio Pulvirenti Lodi
A Itasportpress i racconti inediti di una notte bestiale prima della festa promozione in A del 28 maggio 2006
Redazione ITASportPress

28 maggio 2006. La notte di 17 anni fa si frappose tra l’allora presidente del Catania, Nino Pulvirenti e la tanto attesa gara della squadra di mister Marino che battendo l’Albinoleffe al Massimino avrebbe festeggiato il ritorno in Serie A dopo ben 23 anni. La notte di quella domenica bestiale culminata poi con la festa in campo, non fu trascorsa sotto le lenzuola da Pulvirenti. A farla da padrona fu l’ansia come lo stesso racconta ai microfoni di Itasportpress ricordando la notte del 28 maggio.

L'ANSIA “Ricordo molto bene quella notte. In me c’era la voglia di essere già in campo e infatti feci a braccio di ferro con Morfeo. Quel che è certo è che esistono vari modi per far fronte all’insonnia pre-gara. La mia iniziò alla mezzanotte. Salì a bordo della Renault Clio noleggiata poche ore prima e iniziai a girare in città. Mi soffermai in tutti i quartieri popolari in pena notte. Rimasi per più tempo a San Cristoforo e Picanello, quartieri simbolo del tifo rossazzurro, e si vedeva che i muri, le piazze e le abitazioni erano solo di un colore. Anzi di due: rosso e azzurro. Scesi dalla macchina per bere qualcosa, nessuno col buio pesto e la scarsa illuminazione mi riconobbe. Ma io ero lì accanto ai tifosi che preparavano la festa per il ritorno in Serie A. Li ascoltavo e sognavo con loro anche perchè il risultato non era scontato. L’Albinoleffe aveva bisogno di punti salvezza e non poteva perdere al Cibali”.


LA RABBIA Ma Pulvirenti non fu il solo a non dormire quella notte. La squadra del tecnico Mondonico alloggiava al Nettuno. Cento o forse duecento tifosi del Catania rimasero sul lungomare di viale Ruggero di Lauria fino a oltre le 3 di notte, e non stavano guardando il mare. I tifosi catanesi hanno tentato un grande classico: tenere svegli i calciatori dell’Albinoleffe, che per la trasferta di Catania scelsero forse l’hotel sbagliato visto dove si trovava. Cori contro Ginestra, Carlini e soprattutto Emiliano Mondonico che alla vigilia del match del Massimino aveva detto di tifare per il Torino, la sua ex squadra che sfidava il Catania per un posto in A. “Ci passai dal Nettuno quella notte e notai un po’ di trambusto ma ero di passaggio e andai via a bordo della mia Clio - riattacca l’ex presidente -. Il giorno dopo Mondonico mi venne incontro sconsolato e arrabbiato mentre si trovava nella pancia dello stadio. Era disperato per una notte insonne. Lo consolai, gli dissi: “Mister anche io non ho dormito stanotte”. Sapevo di infastidirlo ma gli stati d’animo erano diversi tra me e lui ma gli rimproverai di aver sbandierato con un pizzico di superficialità il suo sostegno al Torino poche ore prima dello sbarco a Catania. Tornai alle 4 di notte a casa dopo il grande giro in tutti i quartieri di Catania".

LO STADIO "La mattina andai presto al Massimino ma nessuno fiatava -chiosa Pulvirenti-. Staff dirigenziale e tecnico, squadra, allenatore, tutti avvolti in un silenzio assordante.  Prima del fischio d’inizio, le facce erano tese e l’aria che si respira nello spogliatoio era quella delle grandi occasioni a portata di mano. Per esorcizzare la paura di un’altra stagione nel purgatorio della B con una sana dose di pragmatismo e un pizzico di nostalgia ci si affidava a presente e passato, senza distinzioni. Mi accomodai in campo nella solita panchina aggiuntiva per assistere alla partita che tutti sanno come andò. L’emozione al 90’ fu tanta e anche oggi non riesco a descriverla nella sua interezza. “Serie A!!!!” Fu un boato assordante, un urlo liberatorio che si sentiva al Massimino dopo novanta minuti di tensione e un campionato che sembrava non finire più ma che era ormai alle spalle".

DE ZERBI - Pulvirenti racconta il post match: "Dopo la partita si festeggiò in campo e fuori e il mio telefonino cominciò a squillare. Tutti vollero salire sul carro dei vincitori e ricordo che mi chiamarono persone mai sentite prime. Lasciammo lo stadio nel tardo pomeriggio. La squadra andò via al President Park Hotel di Acitrezza dove alloggiava ma solo un calciatore preferì invece andare a fare festa in città: fu Roberto De Zerbi che si mimetizzò indossando casco rossazzurro e occhiali scuri e a tutto gas andò via in sella al motorino guidato da un tifoso. Per una sera, fu tutto rossazzurro a Catania per il ritorno in Serie A dopo 23 anni. Anzi scusate, la festa durò almeno un mese visto che tutti i gruppi organizzati ci invitarono nei loro quartieri per la loro festa. Fu solo l’inizio di un lungo periodo d’oro del mio Catania rimasto in A per 8 anni”

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