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Serie C

Catania, molto rumore per nulla: Pelligra è partito come la Sigi

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Mai tanto in rosso il bilancio del Catania in avvio di campionato
Redazione ITASportPress

Una partenza così deludente del Catania non si è mai vista in Serie C. Anzi c'è un solo precedente. Era la stagione 2021-22, quella con Baldini in panchina e proseguita fino al fallimento del club e alla revoca della affiliazione dalla Figc. Anche allora, il Catania aveva appena 12 punti dopo dieci giornate.

Come la Sigi Il magnate australiano "compra tutto" Rosario Pelligra, che ha lanciato proclami a destra e manca, ha fatto finora come la Sigi di Nicolosi. Un pessimo record per chi aveva promesso un investimento corposo (fino a 100 milioni) e un campionato competitivo per andare in B. 


Media retrocessione Un bottino così magro non era mai stato conquistato nell’era dei tre punti per vittoria dalla formazione rossazzurra. E mai più ci sarebbe stato fino appunto a quest’anno che eguaglia l'annata del fallimento. Una media-retrocessione che ha tante spiegazioni e nessuna giustificazione. Ma che è lì e non può essere ignorata, anche perché il ritardo in classifica comincia ad essere così consistente che non sarà facile da recuperare. Ma in questo momento la preoccupazione di Tabbiani e dei suoi uomini è un’altra. È ritrovare quel gioco e quelle sicurezze che al momento mancano. A proposito, visto i due impegni ravvicinati con Brindisi e Potenza, la dirigenza decide di non decidere ovvero si tiene in panchina Tabbiani. Non ci sono all'orizzonte tecnici che sostituiranno Tabbiani. 

Le cause Al Catania è come se si fosse spenta la luce. L’involuzione della squadra rossazzurra è generale: fisica, tattica e tecnica. Per il mister e qualche giocatore c’è un problema ambientale con pressione tifosi e critiche ritenute eccessive. Il tecnico ha fatto intendere che non c’è un discorso interno allo spogliatoio. Non si annida nel tempio sacro dei giocatori il male oscuro che ha trasformato questa squadra da vincente a perdente.

Le sfuriate Negli anni della Serie A quando le cose non andavano bene tremavano i muri al Massimino e a Torre del Grifo. Oggi mancano le sfuriate di questa dirigenza in assoluto silenzio. Sì, perché è chiaro che c’è anche un blocco psicologico che tarpa le ali alla squadra. A provare a scuotere la squadra ma anche l’ambiente avrebbe dovuto provvedere il vicepresidente Vincenzo Grella che ha tenuto a rapporto i senatori della squadra e il tecnico. Ma non era infuriato.

Ultimatum Per l’allenatore è scattato una sorta di ultimatum. Se i passi falsi dovessero continuare è probabile che venga esonerato. Non si parla di ritiro che avrebbe ovviamente una valenza punitiva. Il match di mercoledì con il Brindisi è già diventato un bivio fondamentale della stagione del Catania. Non sono ammesse altre distrazioni. Il ritardo accumulato in classifica obbliga i rossazzurri ad una svolta immediata. E a darla devono essere anche i senatori.

Mercato C’è da dire che il mercato rischiatutto fatto dalla dirigenza in estate sembra aver alzato il coefficiente di difficoltà per l’ex Fiorenzuola, che pure è stato il responsabile della preparazione atletica con il suo staff. Il nugolo di infortuni che ha colpito alcuni giocatori chiave è significativo, anche se peraltro si sapeva che alcuni dei nuovi avessero un passato di problemi fisici troppo ricco.

Difesa in difficoltà Poche le gare senza gol al passivo. A zavorrare la partenza del Catania, poi, c’è l’insolito rendimento della difesa. Vero che i nuovi Curado e Quaini finora non hanno brillato, vero che il cavallo di ritorno Silvestri fa rimpiangere Lorenzini, vero che come filtro davanti alla difesa Ladinetti non vale Rizzo, ma pensare che in sei partite su dieci la squadra abbia subito gol significa che ci sia più di qualcosa che non va. Morale: urge cambio di rotta.

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