Davanti alla giovane platea, che in un composto silenzio ascoltava il drammatico racconto di quella giornata belga, sono intervenuti anche il presidente dell’Associazione fra i Familiari delle Vittime dell’Heysel, Andrea Lorentini; il direttore del Centro Tecnico Federale di Coverciano, Maurizio Francini, e l’ex difensore della Juventus, che prese parte a quella sfida, Sergio Brio, oltre al giornalista e scrittore Francesco Caremani, che ha indagato a lungo sulla “strage” dell’Heysel, come ha tenuto a sottolineare con una parola ricca di significati.
Il racconto e i commenti dei presenti si sono alternati mentre accanto al bancone degli oratori era esposta la maglia azzurra numero 39, ritirata in occasione del trentesimo anniversario della tragedia, quando nel 2015 la Nazionale italiana è andata in Belgio per un’amichevole, proprio in quello stadio teatro degli scontri e che oggi è intitolato a ‘Re Baldovino’.
“Era per me doveroso essere qui oggi” ha commentato Sergio Brio e Andrea Lorentini ha sottolineato come “Il Museo del Calcio sia il luogo migliore per ospitare un evento del genere. Con la nostra associazione portiamo avanti la memoria, senza che sia fine a se stessa”. Maurizio Francini, anche in qualità di ex stadium manager della Fiorentina, ha parlato invece degli aspetti di gestione durante un evento sportivo, ricordando come purtroppo “nel 1985 non c’era l’organizzazione che abbiamo oggi per la sicurezza negli stadi”.
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