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Il calcio è dei tifosi e la salute vale più dei soldi. Noi di Itasportpress diciamo stop ai campionati

La Figc pensa di far ripartire il campionato di Serie A con partite a porte chiuse, senza quindi il vero motore del business: i tifosi. «The show must go on?» Sono tante le voci che si chiedono se lo spettacolo debba continuare. Noi siamo per lo...

Redazione ITASportPress

"Essere ben informati in un momento difficile, quando si è nel mezzo di una pandemia, è rassicurante, purché le notizie non siano contraddittorie o parziali. Succede spesso a tutti noi in questi giorni di avere gli occhi gonfi di lacrime dopo aver letto le varie storie che arrivano dagli ospedali intasati da pazienti in rianimazione giunti anche nel momento del trapasso. Come quella apparsa su “La Stampa”. Una commovente testimonianza di una infermiera, dipendente dell’Ospedale San Luigi di Orbazzano, che racconta l’ultimo saluto di una madre ai quattro figli prima di morire a causa del maledetto virus. Non siamo degni di commentarla, come credo nessuno, ma riteniamo giusto riflettere insieme a Voi su quanto siamo fortunati Noi a dover “solo stare a casa” lontani da drammi come quelli vissuti ogni giorno negli ospedali.

"FERMIAMOCI - E questa fortuna la dobbiamo utilizzare bene, perché siamo più riposati, più lucidi, con più energia, per invitare a riflettere chi in questo momento non ha forse ben chiaro il problema, è troppo concentrato su se stesso o non ha letto l’articolo di cui sopra. Oggi infatti ci sentiamo di gridare STOP a chi si ostina a infastidire con i suoi risolvibili problemi chi è ammalato gravemente, chi è disperato perché ha perso persone care o perché non può far nulla per quelle persone che si stanno spegnendo. Per noi che di sport e calcio ce ne siamo fatti anche una ragione di vita, dato che è lavoro quotidiano, per noi che lo amiamo come tanti e quindi soffriamo nel vederlo paralizzato, è doveroso ammettere che non si può più tollerare che chi lo governa abbia, nonostante un pieno dramma dell’umanità in atto, una visione di settore e non di insieme; che i dibattiti e le opinioni sono fondamentali, anche perché ogni giorno riempiono la nostra testata, ma senza dimenticare che il calcio è nel mondo non un mondo. Abbiamo tutti letto e apprezzato in questi giorni di cifre e calcoli quanto sia alta la percentuale di PIL prodotta dal calcio e dal suo indotto, quanto proficuo per lo Stato il gettito fiscale generato, quanti i posti di lavoro assicurati; anche se la stesse analisi potrebbero benissimo essere riferite al mondo della piccola imprenditoria e delle libere professioni, al settore trasporti, al comparto turistico e della ristorazione, tutti in egual misura componenti essenziali della vita economica del Paese e tutti allo stesso modo danneggiati dalla situazione attuale di stallo delle transazioni, ma nessuno di loro votato in questo momento a richiedere attenzione e appoggi individualistici o a intavolare dibattiti su come e quando riprendere l’attività o come risolvere i problemi, attuali e da venire. 

"UN MONDO MIGLIORE - Per cui crediamo più giusto che oggi il mondo del calcio, così apprezzato e amato da tanti, debba cominciare a pensare in grande dando l’esempio; mandando segnali di ottimismo, di energia, di voglia di ricominciare come tutti in un mondo nuovo, che sarà per forza mutato da questa terribile esperienza, che dovrà comprendere tutti i sopravvissuti, soprattutto quelli più sfortunati perché avranno bisogno di più tempo rispetto al calcio per ricominciare ad avere clienti, consumatori, guadagni e, soprattutto, per cancellare lo strazio e il dolore per le perdite subite. Senza avere fretta di ripartire prima degli altri, anzi senza gli altri!

"PROBLEMI SI RISOLVONO - Il mondo del calcio, a nostro avviso, deve essere il primo a dire “pazienza questo maledetto virus ha bruciato i nostri progetti di un anno, i sogni dei tifosi, anche tanti soldi (chi lo nega?) ma ripartiremo più forti di prima appena sarà possibile, dopo che l’OMS si sarà pronunciata sui tempi opportuni, ogni singolo governo avrà deciso per il bene di ogni singolo cittadino, ogni italiano, ogni cittadino del mondo avrà potuto piangere i suoi cari, ogni lavoratore potuto capire che fine farà il suo posto di lavoro, ogni proprietario di club di calcio, basket, pallavolo avrà potuto sistemare i conti delle sue aziende e la vita dei familiari”. Perché la perdita dei ricavi della vendita dei diritti televisivi, il potenziale contenzioso con i broadcaster, i mancati incassi attuali, come gestire un eventuale campionato di A con 23 squadre anziché 20, l’elevato monte ingaggi dei calciatori non sono problemi più o meno importanti degli altri, ma semplicemente problemi, per giunta risolvibili. Ma soprattutto non sono più importanti di quelli descritti e gestiti dalla “semplice” infermiera di cui sopra, della sua voglia di tornare ad una vita normale, anche a settembre, anche con qualche soldo in meno, con qualche privazione in più, insieme a tutti gli altri italiani che saranno riusciti a risollevarsi, a tornare a produrre utili e a vivere all’aria aperta in piena sicurezza. Potendo abbracciarsi ma soprattutto potendo abbracciare tutti idealmente quei quattro figli che hanno perso la madre salutandola in video per l’ultima volta grazie alla compassione di una semplice infermiera, il cui coraggio è stato ed è più grande di quello di certi potenti che oggi piangono per nulla al confronto!