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Sampdoria, Ramirez lapidario: “Difficile che si riprenda col calcio. Non riesco a togliermi dalla testa la gente che soffre”

Gaston Ramirez Sampdoria (getty images)

Il trequartista e l'emergenza coronavirus

Redazione ITASportPress

Campionato concluso e nessuna possibilità di tornare alla normalità. Non in questo momento di grande emergenza. Questa la posizione di Gaston Ramirez, trequartista della Sampdoria, che ai microfoni de Il Secolo XIX fa il punto sulla situazione davvero complicata che l'intero globo sta vivendo a causa del coronavirus.

MOMENTO - "Come sto? È dura. Sono dure queste giornate e sono stilettate le notizie, sentire di tutti quei morti. Provo un senso di profonda tristezza per loro, per i loro cari. Io e la mia famiglia stiamo bene grazie al cielo, ma siamo anche consapevoli che dobbiamo dare il nostro contributo, rimanendo a casa. Restare calmi e lucidi quando dominano il caos, le ansie e le preoccupazioni, ci metti un attimo a uscire di testa. Bisogna resistere". "Lontano dall'Uruguay? In questo caso le distanze si azzerano, nel senso che sono enormi per tutti. Alcuni miei compagni hanno le famiglie a 3/400 chilometri, poche ore di macchina, e non possono tornare da loro. La mia famiglia, mia moglie e i miei tre bimbi, per fortunata sono qui con me. Certo, quando poi sento mamma e papà in Uruguay, o i miei fratelli, vorrei essere là con loro. Cerco di aggiornarli della situazione qui in Italia. In Uruguay il numero di contagi è ancora basso ma secondo me sono molti di più di quelli comunicati". "Se tornerò in Uruguay? Penso che resteremo a Genova. Non riesco a togliermi dalla testa la gente che soffre… noi giocatori e la società abbiamo dato una mano al San Martino. Bisogna che chiunque, se può e per quel che può, alimenti la raccolta fondi. Perché non è finita".

SERIE A- Difficile parlare di calcio e specialmente di una possibile ripresa del campionato: "Se si riparte? È dura pensare a ripartire dopo tutto questo. Io non gioco una partita da quasi due mesi, dal 16 febbraio contro la Fiorentina, perché poi mi sono trascinato dietro la giornata di squalifica in tutti quei rinvii. Penso che oggi sia più importante pensare alle famiglie che ai problemi del calcio. Se si riprendesse a giocare? È un po’ come prepararsi per l’Olimpiade solo il mese prima. Perdi qualità. Si vedranno secondo me molte partite brutte. Un calcio non all’altezza dei livelli della Serie A".