Facendo una breve panoramica, una delle realtà nelle quali è maggiormente affermata la relazione tra casinò e mondo del calcio è quella inglese. All’inizio della Premier League del 2022, ad esempio, tutti i team tranne uno erano sponsorizzati da un operatore di gioco. Tra questi, alcuni hanno iniziato collaborazioni e partnership di lunga durata: si pensi a Tottenham Hotspur, dal 2016 partner di William Hill, ma anche a Betway e West Ham, oppure al Leicester, associato a cinque operatori, tra cui Bet365 e Betway. Le sponsorizzazioni da parte dei concessionari di gioco ammontano a un valore complessivo del 20 per cento sul totale, e sono capaci di generare un valore di oltre 70 milioni di sterline.
Anche la Spagna - proseguendo con alcuni tra i maggiori esempi di partnership “calcio-casinò” - , ha avuto un periodo particolarmente florido in questo senso, come confermato dall’accordo di 6 anni (dal 2007 al 2013), siglato tra Bwin e il Real Madrid, del valore da capogiro di 20 milioni di euro.
Come è accaduto in Italia, la Spagna ha però introdotto, dall’anno 2019, una serie di limiti al fenomeno, con restrizioni per quanto concerne la possibilità di esporre loghi di casinò su maglie dei giocatori e su cartelloni di pubblicità presso gli stadi. Il tutto non senza ripercussioni sulla situazione economica dei club, visto che si parla di circa 80 milioni di euro annui in termini di affari generati.
Le restrizioni e le limitazioni imposte via via dalle autorità nazionali si devono soprattutto al fatto che cartelloni pubblicitari, maglie, ma anche video in sovraimpressione stile “break”, possono essere visualizzati con facilità da tutta la platea dei tifosi, minori inclusi, mentre il gioco autorizzato è in ogni paese accessibile soltanto ai maggiorenni.
Nella medesima direzione è stato introdotto in Italia il Decreto Dignità del 2013, che all’articolo 9 impone delle importanti restrizioni rispetto alle sponsorizzazioni dei giochi durante gli eventi sportivi e, dunque, anche calcistici nello specifico.
Il gioco autorizzato, in particolar modo quello a distanza, è tuttavia legale in Italia, tanto che i concessionari ADM hanno portato alle casse erariali 10,3 miliardi di euro soltanto nel 2022, con performance crescenti di anno in anno, specialmente dal 2019 in poi. Il successo di queste piattaforme si lega, in linea generale, a una ricca offerta di titoli ormai equiparata a quella delle sale fisiche, ma anche alle promozioni come i bonus di casino online e alle soluzioni tecnologiche attuate dalle maggiori software house di rilievo mondiale.
Spesso gli operatori con concessione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sono inoltre anche concessionari per le scommesse sportive, e dunque l’interesse dei club di calcio è legato sia a un ampio bacino di utenza che al tipo di frequentatore.
Negli anni, restando in Italia, le sponsorizzazioni si sono perciò concretizzate in varie partnership, come quella tra il Cagliari Calcio e Paddy Power Casino, tra Catania e Sisal Wincity - oltre a DomusBet e Betclic -, ma anche quella tra la Roma e Star Casino. Non finisce qui: tra le altre “accoppiate” a tema di cui si è sentito parlare troviamo senza dubbio Juve e Bwin, oppure Parma e William Hill, e altre ancora.
La stretta delle istituzioni verso il divieto delle sponsorizzazioni, vista la natura legale di questi concessionari, è dunque esclusivamente diretta alla tutela degli utenti, in una visione di base improntata sul gioco responsabile. Lo stesso gioco responsabile peraltro viene promosso anche dalle stesse aziende concessionarie, che all'interno delle proprie piattaforme devono esporre tutte le maggiori linee guida, insieme all'immancabile numero di licenza ADM.
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