Ma proprio l'ex ad rossonero scoprì altre bravate del Coco calciatore: "Si arrabbiò moltissimo quando facevo il militare. Chiesi un permesso per poche ore e rientrai in caserma due giorni dopo. Lo avvisarono e lui andò fuori di testa. Minacciò di mandarmi a casa, ma il Milan per me era casa. Cercai di convincerlo, per me era come un papà. Gli promisi che non lo avrei più fatto, lui per un po’ ha mantenuto la distanza poi mi ha perdonato. Galliani resta il migliore di tutti, manager competente e appassionato. Il Monza spiega esattamente ciò che sto dicendo. Sono cresciuto nel Milan, lì mi hanno fatto studiare, diventare un calciatore di successo. Lì sono diventato uomo".
Non manca anche un passaggio su Berlusconi: "Quando lo vidi per la prima volta ebbi la sensazione di vivere un film. Era il 1993, avendolo di fronte pensai: com’è possibile che un personaggio così in vista, così importante stia parlando proprio con me? Berlusconi era l’inarrivabile. Invece poi si è istaurato un bel rapporto. La sua morte è stato un grande dolore. Non me lo aspettavo. Anche lui ogni tanto mi rompeva le scatole".
E su cosa si arrabbiava, Coco spiega: "Aveva la fissa dei capelli. A me piaceva portarli lunghi, ed era anche un po’ la moda dell’epoca. Mi sentivo figo così. E lui: 'Coco, deve tagliarseli'. Io dicevo di sì ma poi non lo facevo. Un giorno si presentò nello spogliatoio con un paio di forbici. Mi tagliò la frangia. E disse: 'Con quella massa di capelli davanti agli occhi lei non vede la palla'".
© RIPRODUZIONE RISERVATA