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QUERELLE

Gomez non ci sta e ribatte su Gasp: “Si ostina a mentire. Ci sono 50 testimoni”

Gomez (getty images)

Arrivano ulteriori bordate da parte dell'argentino al suo ex tecnico

Redazione ITASportPress

Papu Gomez non ci sta. Dopo il pesante botta e risposta avvenuto nel corso della mattinata di ieri con l'ex mister Gasperini, ecco un'altra bordata, successiva alle parole del tecnico dell'Atalanta che aveva respinto le accuse di una presunta aggressione al fantasista argentino affermando di essere stato lui, vittima di tale atto.

Parlando a L'Eco di Bergamo, l'attuale calciatore del Siviglia ha voluto ulteriormente rispondere entrando ancora in maggiori dettagli.

Il racconto di Gomez

 Papu Gomez Gasperini (getty images)

CONTRORISPOSTA - "Non capisco perché Gasperini si ostini a dire bugie: ci sono cinquanta testimoni della sua aggressione", ha detto Papu Gomez. "Io ho detto di avere sbagliato disobbedendo sul campo, non so perché lui non riesca ad ammettere la verità". E ancora: "Il discorso non è chiuso perché sento tanta tristezza: si può litigare, ma il modo in cui mi sono lasciato con l’Atalanta fa male. Perché con i Percassi c’è sempre stato un rapporto speciale: la mia famiglia è tornata a Bergamo in questi giorni e i miei figli sono stati con le famiglie Percassi e Radici".

PERCASSI - E proprio del rapporto con la famiglia Percassi, Gomez ha voluto sottolineare alcune cose: "Non si è mai rotto il rapporto: è sempre stato spettacolare. Il giorno che sono partito per Siviglia, sono stato un’ora negli uffici dei Percassi, con Antonio e Luca: abbiamo parlato, ci siamo abbracciati e abbiamo pianto insieme. Non riuscivamo a credere a come era andata. Gasperini quel giorno non c’era: c’è stata una discussione, non mancanza di rispetto". "Ai Percassi dico grazie per gli anni vissuti insieme: certe cose possono succedere. Non riesco solo a capire come in venti giorni sia stato fatto fuori. Avevo chiesto di cedermi e non mi lasciavano andare: non potevo continuare a lavorare con questa persona. Pensavo di continuo all’aggressione e non riuscivo a guardarla in faccia. Erano successe situazioni simili, anche ad altri compagni, ma a nessuno erano state messe le mani addosso".

SCUSE - "Antonio e Luca Percassi vennero subito a casa mia e dissi loro che avrei chiesto scusa a tutti, come ho fatto", ha proseguito l'argentino. "Aspettavo che l’allenatore facesse altrettanto. Ma non era questione di scelta: non avrei mai detto alla società 'o io o Gasperini', perché so la sua importanza, per me è il top in Italia. Ma se non hai il coraggio di chiedere scusa, non si può continuare. Ringrazio Gasperini per avermi migliorato, ma una cosa così è inaccettabile: forse c’è un motivo se viene fischiato in molti stadi".

COMPAGNI - Una parola anche sui compagni di squadra: "Non mi aspettavo di più da loro, li capisco. Ho ricevuto tanti messaggi, venivano da me e mi dicevano: 'Non possiamo fare niente, se succede questo a te che sei il capitano, cosa succederebbe a noi?'. Così si vive con la paura".

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