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L'INTERVISTA

Parla Mancini jr: “Sampdoria seconda pelle. Papà e l’Italia? Ecco la verità”

Italia Mancini
Il figlio dell'ex ct dell'Italia è da luglio il direttore sportivo della Sampdoria: progetti e sogni, ma anche qualche retroscena sull'addio del padre alla nazionale azzurra
Redazione ITASportPress

Con i suoi 31 anni Andrea Mancini è il direttore sportivo più giovane del calcio professionistico. Il figlio dell’ex ct dell’Italia Roberto è entrato nella dirigenza della “sua” Sampdoria lo scorso luglio, intraprendendo la prima avventura da dirigente dopo aver mosso i primi passi da osservatore una volta deciso di lasciare il calcio giocato nel 2017, ad appena 25 anni, mettendosi alle spalle un passato che lo ha visto crescere nelle giovanili di Inter, Bologna e Manchester City per poi militare nell'Oldham, nel Valladolid, nel Fano, in Ungheria con l'Honved e l'Haladas e infine negli Stati Uniti, tra DC United e New York Cosmos.

Insomma, le esperienze e la conoscenza del calcio non mancano ad Andrea che, intervistato da 'Il Secolo XIX', non ha nascosto le emozioni provate nel tornare nell’ambiente blucerchiato, respirato da bambino ai tempi in cui il padre ha scritto la storia della Sampdoria, per poi svelare i progetti della nuova proprietà.


La Samp è la mia vita, una seconda pelle. Per quel che ha dato alla mia famiglia il minimo è riportarla dove merita. È la mia prima esperienza come ds, vogliamo creare qualcosa di importante e se possibile tornare alla Samp anni ’90. Sarà dura ma con impegno, competenza e pazienza, si può fare tutto”.

Poi un bilancio del mercato con tanto di retroscena e gli elogi al lavoro di mister Pirlo:Considerati i paletti economici e che il club rischiava di fallire il bilancio è positivo. Io, la proprietà, Legrottaglie e Pirlo siamo contenti. Peccato per Alario, l’Eintracht all’ultimo non l’ha più lasciato andare. Con lui, o Coda, saremmo stati più completi, ma abbiamo De Luca, La Gumina e puntiamo su Esposito che stava andando al Verona ma ha sposato il nostro progetto. La squadra è giovane, serve tempo, i ragazzi devono poter sbagliare. Pirlo è un grande allenatore, ha già inculcato le sue idee, meritavamo 4-5 punti in più, ma il campionato è lungo”.

Non poteva mancare una riflessione sul clamoroso e improvviso addio del padre alla panchina dell'Italia, poi approdato alla guida dell'Arabia Saudita: "Non è stato il primo e non sarà l'ultimo a dimettersi - argomenta Andrea Mancini - Non è stato un fulmine a ciel sereno, la fine del rapporto tra lui e la Nazionale era arrivata da un po', ma mio padre era molto legato alla nazionale e se non fossero successe certe cose sarebbe rimasto. L'offerta araba è arrivata dopo e sfiderei 100 persone a dire no con un contratto del genere. Lo farebbero in pochi, molto pochi. In passato ha rifiutato offerte importanti per amore della Nazionale, ma è uno che se non sente fiducia va via".

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