“La Samp è la mia vita, una seconda pelle. Per quel che ha dato alla mia famiglia il minimo è riportarla dove merita. È la mia prima esperienza come ds, vogliamo creare qualcosa di importante e se possibile tornare alla Samp anni ’90. Sarà dura ma con impegno, competenza e pazienza, si può fare tutto”.
Poi un bilancio del mercato con tanto di retroscena e gli elogi al lavoro di mister Pirlo: “Considerati i paletti economici e che il club rischiava di fallire il bilancio è positivo. Io, la proprietà, Legrottaglie e Pirlo siamo contenti. Peccato per Alario, l’Eintracht all’ultimo non l’ha più lasciato andare. Con lui, o Coda, saremmo stati più completi, ma abbiamo De Luca, La Gumina e puntiamo su Esposito che stava andando al Verona ma ha sposato il nostro progetto. La squadra è giovane, serve tempo, i ragazzi devono poter sbagliare. Pirlo è un grande allenatore, ha già inculcato le sue idee, meritavamo 4-5 punti in più, ma il campionato è lungo”.
Non poteva mancare una riflessione sul clamoroso e improvviso addio del padre alla panchina dell'Italia, poi approdato alla guida dell'Arabia Saudita: "Non è stato il primo e non sarà l'ultimo a dimettersi - argomenta Andrea Mancini - Non è stato un fulmine a ciel sereno, la fine del rapporto tra lui e la Nazionale era arrivata da un po', ma mio padre era molto legato alla nazionale e se non fossero successe certe cose sarebbe rimasto. L'offerta araba è arrivata dopo e sfiderei 100 persone a dire no con un contratto del genere. Lo farebbero in pochi, molto pochi. In passato ha rifiutato offerte importanti per amore della Nazionale, ma è uno che se non sente fiducia va via".
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