Riflessioni

Scommesse e Decreto dignità: conseguenze per tutti bookmakers AAMS e mercato di sport

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Dal 2018 ad oggi la polemica sul Decreto dignità sembra non essersi mai spenta
Redazione ITASportPress

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Dal 2018 ad oggi la polemica sul Decreto dignità sembra non essersi mai spenta. In quell’anno venne approvato un decreto che ha completamente cambiato il gioco online e il mondo delle scommesse sportive. Il Consiglio dei Ministri nel mese di luglio decise di introdurre una serie di regole utili per contrastare il precariato. E nell’ultimo punto del Decreto si faceva riferimento proprio al mondo del gambling online: veniva vietata ogni forma di pubblicità, diretta o indiretta, per tutto ciò che rappresentava gioco d’azzardo e scommesse con vincite in denaro. E quando si parla di pubblicità si chiama in causa qualsiasi tipo di messaggio trasmesso attraverso radio, tv, spazi Internet e molto altro ancora. Dopo 5 anni, bisogna riconoscere che sono stati tanti, e particolarmente pesanti, gli effetti del Decreto dignità.

Che cosa è successo per il mercato di scommesse e gioco online?

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Cercando di essere più chiari, che cosa è cambiato per tutti i bookmakers ADM a partire da quel preciso giorno dell’estate 2018? Gli operatori sono stati costretti a non poter più stringere accordi pubblicitari di promozione del gioco d’azzardo. La rinuncia è avvenuta attraverso qualsiasi mezzo di comunicazione, per eliminare ogni annuncio reso disponibile su diversi dispositivi. In particolare quelli mobile che si stavano sempre più affermando.


 

Ma che cosa è successo a tutti gli accordi che erano già stati stipulati? In quel caso è stato rispettato il periodo effettivo di durata, poiché il decreto era considerato valido solo su nuovi accordi. Con questo tipo di scelta il governo ha voluto contrastare la ludopatia, nel tentativo di ridurre la partecipazione dei giocatori al mondo delle scommesse sportive online. Va detto che questo calo in realtà non si è mai verificato e a dircelo sono i numeri. 

 

Negli ultimi anni infatti, complice anche la pandemia da COVID-19, tantissimi italiani si sono ritrovati a dare sfogo alla propria passione per le scommesse sul mercato online controllato e garantito dall’ADM. Tutto questo ha fatto aumentare il volume di gioco e il numero di giocatori attivi. 

Un divieto non così efficace?

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Pur riconoscendo quanto sia importante rispettare le regole, soprattutto se introdotte per tutelare i cosiddetti giocatori sensibili, va detto anche il Decreto dignità non ha minimamente demotivato i giocatori. Il settore, a partire dal 2019 ad oggi ha triplicato il proprio fatturato.

 

Molti casinò italiani e piattaforme sportive con licenza ADM hanno ampliato la propria offerta, sviluppando soluzioni di intrattenimento per nuovi canali di gioco. Pensiamo per esempio a smartphone e tablet. E sono proprio stati questi dispositivi e i casino mobile a giocare un ruolo fondamentale nell’affermazione del gambling sul web.

Le conseguenze per il mercato sportivo

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Mentre le piattaforme affrontavano uno dei momenti più fortunati della loro storia moderna, a causa del Decreto dignità iniziava il periodo nero di tantissime società sportive. In particolare quelle calcistiche, già messe a dura prova con il lockdown e la sospensione delle attività.

 

Molte società di Serie A, a causa delle mancate sponsorizzazioni, hanno visto crollare i propri bilanci e hanno chiuso in rosso i loro conti annuali, con perdite di milioni di euro. 

 

Molti esperti del settore si sono quindi chiesti se il Decreto dignità abbia fallito, considerando la forte crescita del mercato del gioco online. L’argomento è particolarmente delicato e ci sono pareri piuttosto discordanti. 

 

Indubbiamente va riconosciuto che l’impatto della pubblicità è pressoché minimo visto che, pur eliminando le promozioni, non è calato il numero di giocatori in Italia. Anzi è addirittura aumentato! 

Che ne sarà del Decreto dignità?

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Ci sono poi alcuni esponenti della serie A che hanno criticato duramente tale decreto. La perdita media registrata da diversi team, durante il periodo di stop delle attività sportive, si assesta tra i 40 e 70 milioni di euro. Oltre ad aver poi perso anche i contratti scaduti con società del gioco d’azzardo e del betting. Ecco perché si chiede di rivedere le severe regole introdotte.

 

Ma ad oggi è difficile riuscire a fare delle previsioni reali, anche se l’obiettivo resta uno: cercare di rendere meno difficoltosa la situazione finanziaria delle società italiane medio-piccole.

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