Importante in questa annata, a livello personale, il cambio di allenatore da Blessin a Gilardino: "Perché non giocavo con Blessin? Ogni allenatore ha i suoi gusti e fa le sue scelte. Io mi sono sempre allenato bene, per me stesso e per provare a metterlo in difficoltà. Non se l’è sentita di smuoversi dalla sue convinzioni, però prima di ogni partita mi veniva a parlare, mi faceva i complimenti per come mi ero impegnato in settimana e mi diceva che avrei meritato di giocare".
Con Gilardino, però, le cose sono cambiate: "E col mister è stato feeling a prima a vista. Oltre a dare un gioco alla squadra, è stato straordinario nella gestione umana del gruppo. Aver lavorato tanto e bene, anche quando non giocavo, ha pagato. Ero pronto e nel nuovo sistema di gioco mi sono guadagnato una maglia da titolare".
Non manca un passaggio su Mihajlovic: "Quanto mi manca non essere stato allenato da mio suocero? Questa è una lacuna enorme e che non potrà essere colmata. Lui me lo diceva sempre: lavora, cresci e vedrai che un giorno ti prendo a giocare in una delle mie squadre. Sinisa era un uomo straordinario, in famiglia ci ha trasmesso una forza incredibile quando avrebbe dovuto essere il contrario. Mi ha lasciato una grande responsabilità: essere tosto come lui. Ci proverò".
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