Il punto di forza della Juventus, secondo Tacchinardi era la mentalità che, oggi, è venuto un po' meno rispetto al passato: "Cosa differenzia la Juve dalle altre squadre? La mentalità. Nessuno ce l’aveva come noi, tutte le domeniche eravamo dei martelli. Mi ricordo che tanti giocatori appena arrivati, da Henry a Miccoli, da Di Vaio a Zambrotta, dicevano “Ma qui c’è pressione anche negli allenamenti”, la stessa pressione che poi ritrovavi nelle partite. A livello mentale eravamo anni luce distanti rispetto a questa Juve: la squadra attuale deve ritrovare la mentalità che avevamo noi. Penso che il cordone ombelicale si sia rotto con gli addii di Buffon e Chiellin. Dopo la sconfitta a Lisbona contro il Benfica ho sentito Locatelli dire in tv “Abbiamo tirato fuori le palle solo negli ultimi 15 minuti”. Nella mia Juve ti asfaltavano: le palle le dovevi tirare fuori dal 1° luglio al 30 giugno, gli allenamenti erano a 2000 all’ora, tutti che spingevano come animali, tutti che volevamo vincere anche le partitelle, però batterci era tremendamente difficile".
Nel corso dell'intervista anche un pensiero su cosa servirebbe ai bianconeri per ripartire: "Servono idee chiare e un progetto: c’è da ricostruire una casa e bisogna partire dalle fondamenta. Non guardiamo alle tende o ai quadri, ma alle colonne portanti: chi la costruisce, chi la guida, chi sta vicino ai giocatori, quali giocatori prendere. [...] Allegri è stato lasciato solo, servono figure come Del Piero e Giuntoli che portino entusiasmo".
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