Bene alla luce dell’ultimo strappo registrato in queste ore con la richiesta di voler andare via del centrocampista Marco Palermo che si è sentito messo in un angolo dopo che la scorsa stagione aveva dimostrato di meritare anche la C, questo Catania di Tabbiani è alla ricerca di una nuova identità. Sicuramente ci vorrà del tempo ma il rischio è ritrovarsi senza coordinate nel settore più importante: un centrocampo ridisegnato che, almeno, con Palermo avrebbe rappresentato un filo diretto con il recente passato (vincente). Adesso il tema è chiaro: la squadra dovrà avere una grande personalità individuale che si trasformi in identità collettiva. Ecco qual è la nuova identità.
La mediana nascente è una scommessa intrigante: Ladinetti e Rizzo all’apparenza sono dissimili. Il primo ha piedi da impostazione ed è un regista classico anche se è più compassato di Rizzo che è più muscolare. Entrambi hanno di bisogno di qualcuno con cui dialogare in orizzontale e non due mezzali fisiche, di corsa e profondità. Il Catania dovrà necessariamente riscrivere il suo Dna: andrà in cerca della profondità grazie anche a Mazzotta, Bouah e Chiricò. Potrebbe diventare una squadra molto inglese, considerato che anche Chiarella è uno da scatti e accelerazioni improvvise. Con il tridente di Tabbiani sarà comunque una svolta totale perché il Catania classico di Ferraro era abituato a destra a un equilibratore che faceva da “controcanto” alla sinistra offensiva. Il secondo interrogativo si chiama centravanti: non si possono chiedere a Sarao e Di Carmine più di venti gol nonostante con Tabbiani la manovra sia avvolgente.
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