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LA ROTTURA

Caso Bonucci, la versione di Allegri: “Leo sapeva tutto da febbraio”

Bonucci Allegri
Intervistato da DAZN il tecnico della Juventus ha parlato per la prima volta della decisione di escludere dal progetto tecnico della nuova stagione il difensore viterbese, pronto a sostenere una battaglia legale con il club
Redazione ITASportPress

La querelle tra la Juventus e Leonardo Bonucci, dopo la decisione del club bianconero di mettere fuori rosa il difensore viterbese, è ancora lontana da una conclusione. Il giocatore ha già mandato due Pec alla società per ottenere il reintegro, ma senza successo. Non si esclude un lungo braccio di ferro legale, il modo peggiore per chiudere una storia lunga 12 anni che ha fatto la storia del club bianconero, pur tra qualche alto e basso di troppo a livello di rapporti, sfociati nel clamoroso passaggio al Milan del 2017, prima del ritorno “alla base” già nella stagione successiva.

L’ultimo aggiornamento sul tema viene direttamente da Massimiliano Allegri. Tutto è infatti partito dalla decisione del tecnico livornese di non includere Bonucci nel progetto tecnico della stagione appena iniziata. Tra l’allenatore e il difensore il rapporto non è mai stato semplice e ora sembra compromesso, alla luce anche di qualche frecciata social lanciata da Bonucci. Intervistato da DAZN, però, Allegri ha cercato di ricostruire la vicenda: “Mi dispiace che sia finita così, però con Leo eravamo stati chiari già da dallo scorso febbraio quando io e la società gli abbiamo parlato diverse volte dicendogli che l’anno prossimo sarebbe stato un anno in cui avrebbe dovuto decidere di continuare da un’altra parte o di smettere”.


"Leo ha fatto 500 partite con la Juventus e andava in campo anche zoppo - ha aggiunto l'allenatore - Ha dato tanto alla Juve e la Juve ha dato tanto a lui, resterà nella storia del club, ma deve prendere una decisione importante e non guardare ad un anno, ma al futuro, perché è ancora giovane. Quel che dico ora l’ho detto in tempi non sospetti. È normale, quando un campione come lui arriva a fine carriera, che ci sia paura di smettere. Io non sono stato campione, ho fatto una carriera normale e per me smettere è stato facile. Le dinamiche sono le stesse, la differenza è che uno deve avere la capacità di accettarlo prima”.

Allegri ha poi parlato della nuova posizione in campo di Chiesa e della nomina di Luciano Spalletti come ct dell'Italia: "Federico quest’anno ha piena fiducia in sé stesso. Ha una gamba diversa, ma deve convincersi che è una punta. Ogni tanto va all’esterno o in mezzo, ma deve fare gol. Lo scudetto del Napoli è stato il premio alla programmazione della società partita da quando c’era Benitez. Con Spalletti la squadra giocava molto bene e Osimhen è tra gli attaccanti più forti del mondo che sposta gli equilibri. Luciano è uno dei migliori che ci siano in Italia, lo dimostra il modo in cui fa giocare le squadre e i risultati che ha ottenuto. Era giusto scegliere lui per il post Mancini come coronamento dello scudetto e della carriera che ha fatto".

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