Sulla Sampdoria: "La mia idea, uno dei club storici italiani, che viene a ruota delle big abituate a vincere. Mi ritengo quasi più inglese che italiano e quindi i miei paragoni sono con quel calcio. La Samp per me è simile a un Leeds, a un West Ham, a un Newcastle, squadre storiche che hanno vinto in passato e che sono sempre alla rincorsa dei tempi passati. E prima o poi ci riusciranno, vedi il Newcastle".
Un passaggio anche su cosa abbiano portato in lui Poyet, Luis Enrique e Pirlo, gli unici allenatori con cui è andato in doppia cifra in carriera: "Il comune denominatore dei tre tecnici della domanda è che mi hanno permesso di giocare per le mie qualità, senza cercare di storpiarmi troppo all’adattamento della squadra. Io non sono un individualista, ma metto l’individualità a disposizione della squadra. Se c’è da rientrare, rientro".
E sull'esultanza del pirata ormai non più usata, Borini ha spiegato: "Da tre anni. È finito il periodo di fare vedere agli altri cosa devo fare. Ogni cosa che faccio serve a me. E basta".
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