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Serie C

Trento, esporta il modello del Südtirol se vuoi la B

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Un fenomeno da seguire quello del Südtirol che potrebbe far bene anche ai cugini del Trento

Dopo aver evitato i playout all’ultimo respiro, il Trento si appresta alla nuova rivoluzione d’estate. Con 16 calciatori con contratto biennale però sarà difficile cambiare tanto e il lavoro del direttore sportivo, che dovrebbe essere ancora Giorgio Zamuner, sarà molto complesso e difficile. Sì perché in un momento di profondo cambiamento generazionale fatto a gennaio - quello che ha portato all’abbassamento dell’età media- in cui le perplessità della piazza sfociavano in contestazione, il Trento adesso deve costruire una squadra che possa alzare l’asticella delle ambizioni.

Per grazia ricevuta - In questa stagione i vertici societari hanno commesso (e ammesso) errori di valutazione e difatti il progetto estivo dei playoffè finito ben presto nel cestino con la dirigenza gialloblù che ha dovuto mandare via il tecnico Lorenzo D’Anna e poi il ds Attilio Gementi. In autunno l’obiettivo sesto posto è stato messo da parte e la strada seguita è stata quella di evitare i playout, una salvezza arrivata all’ultima giornata grazie al successo contro il Novara ma soprattutto grazie alle disgrazie altrui (ko del Mantova e mancata vittoria della Pro Vercelli a Lecco).

Sostenibilità - Il Trento dalla prossima settimana comincerà a programmare la nuova stagione e le mosse di Zamuner dovranno contribuire in primis ad abbassare ulteriormente l’età creando più prospettive e valore alla rosa. C’è da rivedere la situazione delle prime punte sotto l'aspetto tecnico. Al monte ingaggi va dato una sforbiciata senza per questo nulla togliere alla competitività. Sarebbe auspicabile un progetto sostenibile ma senza una centro sportivo è impossibile fare certi percorsi. Vivaio, scouting e infrastrutture oggi sono aspetti essenziali per avviare un progetto di sostenibilità. In C i ricavi sono bassissimi e  questi non consentiranno una integrale copertura dei costi specie per un club che per puntare a vincere il campionato mediamente spende circa 8 milioni di euro. Non è detto però che vince chi spende di più (vedi Triestina), molte volte infatti si ottengono risultati con le idee e con modelli di gestione virtuosi ma per riuscirci bisogna avere persone competenti che conoscono bene il calcio.

Modello da esportare - Il Trento deve ragionare sul lungo periodo e non anno per anno facendo sempre rivoluzioni. La forza dei vicini di casa del Südtirol è proprio quella di ragionare sul lungo periodo. Il club ha imparato presto a conoscere una categoria difficile come la B sentendo anche profumo di Serie A. Il club bolzanino dal 2018 ha una struttura di allenamento all’avanguardia. Il progetto è giovane visto che il club è partito dai dilettanti nel 1995 e anno dopo anno è cresciuto con un brand sempre più identitario. Ci sono 32 soci che hanno nominato un Cda garantendo continuità. Il Südtirol è una vera azienda in crescita e oggi il ristrutturato Druso ha una capienza di 5.500 posti con una media di presenza di 4.500 spartitori con il tutto esaurito già fatto registrare con Cagliari, Parma, Bari e lunedì 1 maggio col Genoa. Al Südtirol non c’è un presidente tradizionale ma un leader di 32 teste, che sono i soci tutti competenti. In estate il club ha fatto qualche acquisto low cost poi ha preso un allenatore motivatore e oggi sogna la A. Guardando la parte economica, si attesta al 18° posto come monte stipendi. Il bilancio è coperto da 245 sponsor. Nonostante la concorrenza dell’hockey su ghiaccio che porta nell’impianto di casa 6 mila spettatori, il calcio grazie al Südtirol sta per diventare il primo sport di Bolzano. Un modello vincente da esportare a Trento. 

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